Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated G - Prosa

 

Autore: fire

Status: In corso

Serie: City Hunter

 

Total: 18 capitoli

Pubblicato: 06-09-08

Ultimo aggiornamento: 09-09-08

 

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RomanceSongfic

 

Riassunto: Kaori lo guardò negli occhi incredula. Gli stessi fotogrammi passavano veloci nella sua mente, ripetendosi all'infinito. Dopo di che si girò ed abbandonò correndo la chiesa con l'enorme stupore di tutti mentre salate lacrime solcavano il suo viso e nell'andarsene perse pure il velo col diadema. Mentre ripensava alla notte in cui lei e Ryo avevano fatto l'amore per la prima volta. Alle emozioni che aveva provato. Quella stessa notte in cui lui le aveva dichiarato il suo amore e le aveva chiesto di sposarla. Ora, tutti quei ricordi offuscati dagli attimi di dolore più intensi che avesse mai provato in vita sua. Come se il suo cuore si fosse atrofizzato. In un'unica strettissima e lacerante morsa di gelo.

 

Disclaimer: I personaggi di "Morsa di gelo" sono proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo, quelli appartenti al manga. Mentre quelli inventanti frutto della mia fantasia, sono di mia proprietà. Così come le locations fuori dal Manga originale.

 

Tricks & Tips

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   Fanfiction :: Morsa di gelo

 

Capitolo 13 :: 13. La piccola Rose Mary

Pubblicato: 06-09-08 - Ultimo aggiornamento: 06-09-08

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18


 

Santa Ana Maya, 22 Luglio 1985  

 

- 13 - LA PICCOLA ROSE MARY  

 

Ryo guardò la porta è socchiusa, non sentendo la presenza di altre vite. Mise un piede avanti, per entrare ma qualcosa creò ostacolo. Così illuminò in basso. Una mano. Inerme. Un corpo. Un viso. Un morto. Seguì la luce. Una gonna. Un busto. Seduta. Lunghi capelli castani le ricadevano sulle spalle. Il volto sfigurato. Un altro morto. A destra. Il volto di una bambina. Il terzo morto in quattro metri per quattro. Li avevano trovati e sterminati. Timotsu e quelle luride teste di cazzo che seguivano i suoi ordini come fosse stato un Dio Egizio. Pensò Ryo fra sè guardando i corpi senza vita di padre, madre e figliola. E pensò che se avesse avuto un po' di tempo prima che gli altri partissero, avrebbe seppellito quei corpi come non aveva potuto fare con quello di sua sorella.  

 

Ed il pensiero ancora una volta fece capolino su quell'argomento. Una lacrima solitaria che solcava la sua guancia ed ancora lui che nervosamente la cancellava dal suo volto con un lembo della sua maglia logora e sporca di sangue. Ad un tratto sentì un respiro flebile e chiese:  

 

- C'è qualcuno? - E sentì il rumore di uno sportello aprirsi. Da dentro una credenza spuntò fuori qualcosa. Prima una gamba, poi una mano... poi... una ragazza??? La sua voce tremante ed impaurita.  

 

- Non mi uccidere ti prego! - Gli disse uscendo fuori dalla credenza. Per miracolo scampata al massacro.  

 

- Non ti preoccupare. Sono in pace. Hai visto un uomo alto e calvo passare di qui? Si chiama Timotsu. Lui ed i suoi uomini. Sono stati loro a fare questo... macello...? - Poi illuminò il suo volto con la luce dell'accendino. Due grandissimi occhi color del cielo più limpido lo guardarono impauriti. Qualche graffio qua e là. I vestiti sporchi. Lei annuì.  

 

- Non sono qui per farti del male. Sono qui per portarti al sicuro... qual'è il tuo nome? - Le chiese cercando di essere rassicurante mentre lei abbozzò un sorriso.  

 

- Rose Mary, ed il tuo? - Ryo alzò un sopracciglio perplesso continuando a fissare quella ragazzina e la sua mano protesa verso di lui come segno di amicizia. Avrà avuto quattro-cinque anni in meno di lui, ipotizzò fra sè e sè.  

 

Poi, prima di rispondere la scrutò meglio. I riccioli biondi raccolti in una semplicissima coda di cavallo e quegli occhioni azzurri pieni di speranza e di amore che tanto gli ricordavano sua sorella. Già, non riusciva davvero a togliersela dalla mente. Ma la ferita era ancora troppo fresca. In fondo era successo solo il giorno prima.  

 

Nemmeno mezza giornata era passata. Qualsiasi donna, ragazza, bambina: gli ricordava lei. Sarebbe presto diventata un'ossessione se non avesse fatto qualcosa per fermare la sua mente. Per porre fine ad una sofferenza che, comunque fosse andata a finire, prima o poi sarebbe sfociata in un epilogo simile. Ma non aveva voglia di fidarsi della ragazzina, in quel preciso istante. Era troppo sfiduciato dagli eventi della vita e dagli altri per porre ancora la sua fiducia o la sua amicizia nelle mani di qualcuno. E se poi alla fine fosse diventato amico con lei e l'avesse persa proprio come era stato per sua sorella?  

 

Se avesse dovuto soffrire ancora come un cane per la morte di una persona amica, di una persona a lui cara? Si sarebbe mai abituato alla morte? Si chiese.  

 

Sarebbe mai riuscito a conviverci finendo per andarsene a braccetto con lei come avevano imparato fare Lincoln e gli altri? Ci sarebbe mai riuscito a superare ancora la morte di una persona alla quale si era affezionato? Ma le sue riflessioni ebbero vita breve. Qualcosa, nella sua mente, gli stava suggerendo che stava andando completamente primo fuori di testa e secondo fuori strada. Come avrebbe potuto non fidarsi o non allacciare più alcun rapporto con un altro essere vivente per paura di perderlo con la sua morte? Assurdo. Alla fine avrebbe vissuto per non vivere davvero aspettando la morte o qualsivoglia forma di essa. Non avrebbe potuto prendersela con nessuno se sua sorella era morta. Per mano sua. Ancora. Ancora ed ancora, quel pensiero non lo riusciva ad abbandonare.  

 

- Ehi, stai bene? - Gli chiese la ragazzina avvicinandosi a lui. Ma Ryo sembrava ancora rapito dai suoi pensieri. Cupi. Come se la sua mente rimanesse avvolta per interminabili lunghi ed inesorabili minuti in quel pensiero, sempre presente. In quella frazione di istanti che avrebbero cambiato per sempre la sua vita. Col senno di poi, ora sapeva, che in quell'occasione si sarebbe comportato diversamente.  

 

"Ryo! Un'imboscata, corri!"  

 

"Cosa dici, Zoe!"  

 

"Ti ho detto corri! Non li sentite questi passi! Stanno arrivando! E' una trappola, cazzo!"  

 

"Presto ragazzi, andiamo!"  

 

"C'è una foresta piuttosto grande a nord dell'accampamento! Sono andata cinque ore fa a perlustrare la zona mentre gli altri si stavano riposando. Sai, non avrei mai creduto davvero che I Soldati rispettassero la tregua, così mi sono detta che avrei dovuto cercare un posto sicuro in caso di attacco. Quattro miglia a nord, Ryo. Loro non sapranno muoversi tra rami, radici e sterpaglie! Noi invece sì! Se si addentreranno, saremo noi a preparar loro la festa! Ma qui, in piena radura, siamo noi ad essere in svantaggio!!"  

 

"Stanno dando inizio alle danze, mi pare!"  

 

"Esatto, e se restiamo qui finiremo per danzare anche noi! Ryo! Te vai avanti! Corri avanti o! Io resto dietro e ti copro le spalle!!!"  

 

"No, Zoe non se ne parla proprio! E' troppo pericoloso! L'ultima volta che hai fatto così, ci stavi quasi per rimettere le penne!"  

 

"Fai come ti ho detto Ryo! Tu va avanti e io ti seguo e ti copro le spalle!"  

 

"Non ci pensare proprio, sorella!"  

 

"Ryo, è un ordine! Muovi quel culo obeso e fa' come ti dico! I nemici saranno qui fra 10 minuti e 40 secondi a partire da... adesso!!!"  

 

"E tu come fai a saperlo?"  

 

"Muovi il culo e non fare domande! Risparmiati le tue chiacchiere per la corsa!"  

 

Il fragore dell'esplosione che seguì subito dopo le parole di Zoe fu un modo più che eloquente per eseguire gli ordini di sua sorella e guidare tutto il gruppo verso la foresta. Dopo un'ora che correvano fra le sterpaglie ed il terreno sconnesso di quell'angolo di mondo, inseguiti dai colpi di arma da fuoco dei Soldati e dagli stessi che cercavano di corrergli dietro per eliminarne il più possibile, uno di loro colpì Zoe alla gamba facendola cadere a terra proprio a pochi metri dall'apertura della foresta. 

 


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